IL GRUPPO VIENE PRIMA DEL SINGOLO
“A voi interessa l'individuo, a me interessa il gruppo, quindi non solo Ondrejka e Pellegrino. È vero che il gruppo cresce attraverso l’individualità e viceversa… Loro due sono solo due ragazzi del gruppo - ma potrei citarne altri - che si sono calati subito in quella che è la cultura del lavoro, questo vuol dire essere premurosi visto che oggi abbiamo parlato di questa parola ed è un termine che uso spesso anche nelle riunioni con i ragazzi. Lavorano bene, lavorano tanto per migliorarsi e per dare l'apporto alla squadra. Mi sembra che tutti e due nelle ultime partite qualcosina alla squadra hanno dato con le loro prestazioni, col sacrificio e anche con dei gol che sono riusciti a fare per la squadra. Il segreto credo di questo gruppo è che ha capito che non deve dimostrare niente a nessuno. La cosa che deve fare è creare un gruppo e un'armonia e avere quella famosa parola “premurosità” nei confronti dei compagni perché poi si lavora insieme, si fa tanta fatica insieme, si vince e si perde insieme, lo hanno capito e lo stanno facendo in maniera importante. Per quanto riguarda la crescita di questi ragazzi, voi citate Keita e Valenti, ma io potrei citare tutti gli altri 23 mancanti, perché sono cresciuti tutti, perché danno sempre la disponibilità e accettano i carichi di lavoro che noi abbiamo portato in questi due mesi, hanno accettato anche altre cose che noi probabilmente abbiamo fatto e non erano abituati a fare e a me fa piacere questo, perché si sono calati subito in quello che vuol dire essere una squadra. La crescita è esponenziale da parte di tutti perché io vedo anche quelli che sono infortunati, come scalpitano, come lavorano, come vorrebbero entrare sempre il prima possibile col gruppo. Li vedo a bordo campo a guardare gli allenamenti, a sostenere i compagni e questo è lo spirito che io ho chiesto ed è qualcosa che loro hanno percepito e fatto”.
SBAGLIATO SOTTOVALUTARE L’AVVERSARIO
“L'errore che, secondo me a volte o spesso si fa, è sottovalutare un avversario, non è che se io incontro l'Inter o incontro il Monza cambia qualcosa, è sempre una partita di Serie A, con tutto rispetto per il Monza, mi è venuta in mente perché è l'ultima della classe e l'Inter non è più il primo, quindi dove avrei dovuto dire Napoli… Però l'avversario è sempre un avversario che ti può mettere in difficoltà perché qua si tratta della Serie A e non caschiamo nella superficialità e pensare che noi con il Como, con l'Empoli nelle prossime due partite abbiamo l'obbligo di vincere. Noi dobbiamo giocare, dobbiamo esprimere il nostro calcio però bisogna prestare attenzione, avere la stessa umiltà, lo stesso spirito di sacrificio, la stessa disponibilità per quanto riguarda l'organizzazione e non solo, per portare a casa il risultato. Per come abbiamo preparato la partita non cambia niente di quello che abbiamo fatto nell'ultimo mese visto che siamo partiti con l'Inter e siamo finiti con la Lazio e nel frattempo abbiamo affrontato la Fiorentina e la Juventus. E non è detto che domani si va in campo in punta di piedi e tutti pensano che sarà facile, perché ho sentito spesso che noi dovevamo vincere a Monza e invece non l'abbiamo fatto. Non è detto che dovevamo vincere, potevamo anche perdere con il Monza perché il calcio è questo. Bisogna mantenere i piedi per terra e bisogna sapere che per vincere bisogna farsi il culo, per dire così, perché se no diventa mediocrità e a me la mediocrità non mi piace”.
GRANDE PARTITA A ROMA, AVEVAMO IL RISULTATO IN MANO
“Il pareggio contro la Lazio lo prendiamo così come avvenuto, abbiamo fatto una grande gara una grande partita. A un certo punto della partita, avevamo il risultato in mano, avevamo la vittoria in mano, però la Serie A è questa. Una squadra come la Lazio ti può mettere in difficoltà, può rientrare in partita, può addirittura anche vincere. Abbiamo avuto le nostre opportunità sul 2-0, forse se riuscivamo a fare il 3-0 cambiavano un po' le cose, ma non è detto perché la Lazio è una bella squadra, ha tanta qualità, ha calciatori che ti possono mettere in difficoltà, poi è ovvio che arriva il 2-1, arriva il 2-2, il blackout è un po' di paura, un po' di cose che ti possono subentrare nella coscienza e nella mente che ti possono condizionare. Ho detto anche il fatto che Suzuki si sia fatto male e ci siamo presi quei quattro-cinque minuti per sistemare quel taglio che lui aveva al sopracciglio, secondo me ha tolto un po' di sfogo alla Lazio, perché addirittura abbiamo rischiato di perderla ma abbiamo anche rischiato di vincerla con l'ultima occasione che Dennis (Man, nda) ha avuto quando si è presentato davanti al portiere”.
LA CONDIZIONE DELLA SQUADRA
'Benedyczak è recuperato. Vogliacco, Bernabé e Estévez sono ancora fuori. Abbiamo anche perso Pontus (Almqvist, nda), ha un leggero fastidio, è un po' preoccupato per la coscia, quindi abbiamo preferito lasciarlo fuori, non convocarlo per domani, deve fare qualche accertamento. Lui non si sente al 100% e preferiamo non rischiare. Cancellieri resta fuori. Non sembrava una cosa importante e invece lo sembra. Vedremo poi la tempistica, però per queste partite prossime, secondo me, no'.
IL RITORNO DI BENEDYCZAK
“Adrian l'ho visto in tre allenamenti, vero che è un mese che ha fatto il lavoro di riatletizzazione e ha fatto un mese di questo tipo di lavoro. Poi è rientrato col gruppo. Abbiamo avuto una settimana nella quale l'abbiamo gestito a fargli fare carichi diversi e non andare oltre a quello che pensavamo che lo potesse mettere in difficoltà. Lui ha delle buone sensazioni, sono tre giorni che ha fatto tutto con il gruppo ed è convocato, quindi a disposizione. Da quello che ho visto, a me ha fatto impressione perché ho visto un buon profilo, un calciatore che a fine stagione ci potrà dare una mano. Attaccante o non attaccante, non lo so, è da capire. Nelle zone dove lo abbiamo sfruttato e utilizzato, secondo me, è più uno dietro la punta che un attaccante puro ma, secondo me, potrebbe fare entrambi i ruoli”.
IL RECUPERO DI ALESSANDRO CIRCATI
“Visto che mi chiedete di Circati vi dico che ieri mi ha detto quando avremmo parlato, io gli ho risposto di far passare questa partita e dopo ne avremmo parlato tête-à-tête, a quattro occhi. Però poi io gli ho spiegato anche un paio di situazioni e quello che io mi aspetto, lui mi ha spiegato le sue, non posso dirle perché è una discussione in privato, però ho capito tante cose di quelle che lui vorrebbe e lui credo che abbia capito le mie intenzioni. Io spero che ci incontreremo a metà settimana, il prima possibile per accontentare entrambe le parti, perché alla fine è sempre una questione di due parti e non solo di una”.
IL COLLOQUIO CON MIRCEA LUCESCU
“Lucescu per noi romeni, e non solo, credo per tutti quelli che lavorano nel mondo del calcio, è un allenatore che al calcio ha dato tanto. È un allenatore che ha vinto tanto. È un allenatore che noi dobbiamo ascoltare, abbassare le orecchie. Ogni volta che lui cerca di trasmettere qualcosa, bisogna aprire le orecchie, gli occhi e cercare di assimilare ogni cosa. Poi, se alla causa serve, si devono usare i suoi consigli. Mi ha fatto piacere rivederlo, era tanto che non lo vedevo, anche se per telefono ci siamo sentiti spesso, non solo in questi due mesi, da quando io alleno Parma, ma anche prima. Come ogni Ct è un po' preoccupato per la sua squadra, la nazionale rumena. Tra un mese avrà una partita importante per le qualificazioni del Mondiale contro l'Austria. È ovvio che ha iniziato a fare un po' i giri per parlare dei suoi calciatori, di quelli che saranno convocabili e per vedere come stanno. Abbiamo parlato solo di questo. Ovvio che lui era interessato anche di Valentin perché lo reputa un calciatore importante per la Romania. Abbiamo chiarito un po', abbiamo parlato di quello che sono le condizioni di Valentin, tra l'altro c'era anche Valentin di fianco, poi si vedrà. Io gli auguro tutto il bene perché sono un tifoso della nazionale rumena, essendo stato parte di quella nazionale e capitano per 50 volte della Romania, sarò sempre un tifoso della nazionale rumena e faccio il tifo per la Romania”.
IL FUTURO DI CHIVU
“Io sono qua quindi perché devo parlare del mio futuro? Io non parlo di me, se devo essere coerente, io parlo di noi. Io non c'entro niente in questa equazione in questo momento perché non mi sento di parlare di me perché non mi interessa”.